Today Fede has started the kindergarden in English and Mandarin, where I sent the twins some days ago. He goes in the morning and the other in the afternoon. Such a stupid organization of the day.
If you think that I haven’t planed the schooling of my sons in details yet, you are wrong. The situation is totally out of control. I don’t know yet in which school Federico will go and for the twins I don’t even remember where I applied for them and where they are in waiting list, dispite we invested a huge sum in registration fees. I’ve called almost all the Kindergarden around proposing many different solutions (one in the morning the other in the afternoon, one in a site the other one somewhere else) in order to find places available. Today I called a Kindergarden, sure that it was for the first time, and the lady at the reception answered promptly “Hi marina, how are the twins?”
Oggi anche Fede ha cominciato l’asilo in Mandarino e Inglese, dove qualche giorno fa ho cominciato a mandare i piccolini. Lui va alla mattina e gli altri al pomeriggio. La gestione della giornata è demenziale.
Se ho dato l’impressione che il programma scolastico dei miei figli non sia stato programmato nel dettaglio, è sbagliato. La situazione è completamente fuori controllo. Non so ancora in quale scuola andrà Federico e per i piccoli non tengo neppure piu’ traccia di dove siano in lista d’attesa, nonostante abbia investito una somma ingente n tasse d’iscrizione. A piu’asili mi sono rivolta ripetutamente, proponendo le soluzioni piu diverse: uno alla mattina e due al pomeriggio, un gemello di qua e l’altro di la e cosi via, solo per riuscire ad avere i posti necessari. Oggi ho contattato candidamente un kindergarden, convinta di farlo per la prima volta e la signora alla reception mi ha risposto “Hi Marina, How are the twins?”.
Arrived in Singapore, my eldest son missed so much, from the very beginning, the sofficini and the wood of Lugano.
To cheer the children up, we decide to go to the “night safari”, one of the most popular attraction in Singapore.
Due to the extreme difficult situation, we told them that we were going for an adventurous walk into the jungle, during the night. We were supposed to see monkeys, exotic reptiles and dangerous insect; maybe not the tiger.
We arrived at a big parking place, we had to cue for a long time to go in a open train together with many other people with camera. The trail run along the usual animal home, they were free but they never moved from there, in the meanwhile a lady with a microphone explained animal’s characteristics and habits of these wonderful creatures.
We were allowed to go out of the train for a short walk, well directed by signes that indicated the way towards the leopard or the hippo.
To justifie all this was not so easy.
La mancanza dei sofficini e del bosco luganese erano le principali lacune lamentate dal nostro figlio piu grande appena arrivati a Singapore.
Per risollevare il morale della truppa decidiamo quindi di portare i piccoli al “night safari”, una delle principali attrazioni di Singapore. Messi alle strette, e giocando al rialzo nei confronti del bosco, l’abbiamo venduta come un’avventurosa gita notturna nella giungla popolata da scimmie, rettili esotici e insetti pericolosi; la tigre ammettevamo fosse improbabile.
Superato un grande parcheggio e dopo una lunga coda, si saliva su un trenino aperto insieme ad altre decine di persone dotate di macchina fotografica. Il percorso costeggiava le abituali dimore degli animali, che erano liberi ma non si muovevano da li, mentre una signorina con il microfono spiegava caratteristiche ed abitudini di queste bellissime creature.
Era permesso scendere dal treno alle fermate previste per fare brevi passeggiate, ben guidati dai cartelli luminosi che segnavano la direzione per il leopardo piuttosto che per l’ippopotamo.
Non è stato facile giustificare tutto questo.
oggi avevo 1 ora e mezza a mia totale disposizione e decido di dedicarla alle vetrine.
MI dirigo verso ION, il centro commerciale piu’ alla moda di Singapore, con passo sicuro, fino ad arrivare al punto in cui bisogna attraversare la strada. Non ci sono strisce pedonali e un cartello indica di usare il sottopassaggio. Una volta scesi li sotto si entra in un’altra dimensione: si apre un mondo che si sviluppa fino a 4 piani sotterranei, pieno di negozi, scale mobili, tunnel in tutte le direzioni. Non avevo idea di dove dovessi andare, i cartelli non indicano piu le strade ma solo negozi: da una parte vai da Zara, dall’altra da Mark and Spencer, e cosi via. Una volta deciso di scommetere sulla direzione da prendere, era impossibile mantenerla. Attratta da tutte queste sollecitazioni, entro in un negozio, esco da un’altra porta, mi ritrovo a proseguire dalla parte sbagliata, allora salgo una rampa di scala mobile, finsco in mezzo ad una miriade di ristoranti e cucine aperte fumanti, scendo due rampe, vado alla metropolitana, torno indietro, rientro in un negozio per vedere un paio di scarpe, riprovo con un altro tunnel… Insomma ci ho perso quasi un’ora. Quando finalmente vedo la luce del giorno e riesco ad uscire da li, era già il momento di tornare a casa.
Oggi abbiamo visitato una scuola. Un’altra scuola, ne abbiamo viste diverse da quando siamo qui, tutte con strutture bellissime e programmi estremamente ricchi.
Come per l’asilo, per iscriversi , o meglio per mettersi in lista d’attesa, in una scuola è necessario sostenere un esame.
La prima volta è stato tremendo.
Il papà ed io accompagnavamo il piccolo candidato all’aula dove si sarebbe consumata la fatidica prova, nascondendo la tensione dietro sorrisini a denti stretti e pacche sulla spalla, ma non perdevamo l’occasione di piazzare qualche domandina di ripasso qua e là come “7 +5?” o “come si scrive book?”. Comunque è durata un’oretta! Un tempo infinito in cui scambiavamo conversazioni poco interessanti con la preside con l’intento, in realtà, di estorcere informazioni riguardo alla nostra posizione nella lista d’attesa e le possibilità di entrare. Niente. Nessuna confessione, neanche sotto tortura. Per saperne di piu bisognerà aspettare Maggio inoltrato.
Deve fare la prima elementare, non so come potremo sostenere l’esame di maturità.
A singapore costruiscono, demoliscono e ricostruiscono con un ritmo serrato; lo prova il fatto che un condominio vecchissimo, quasi “storico” per loro, è degli anni 80/90 e il fatto che spuntano gru da ogni parte della città.
Di fronte al nostro residence stanno costruendo alcuni nuovi grattacieli firmati dal famoso architetto Jean Nouvel e la recinzione dei cantieri è tappezzata di grandi cartelli che riportano riflessioni riguardo all’architettura.
Ho grandi aspettative su questa nuova costruzione, che spero emerga dalla miriade di grattacieli che difficilmente si distinguono l’uno dall’altro e che spero rispetti i profondi concetti dichiarati sopra i ponteggi.
Dopo lunghe ricerche, mille telefonate e decine di incontri, siamo riusciti a trovare due posti al pomeriggio per i due piccolini, in un famoso asilo dal programma ricchissimo in inglese e mandarino. Ovviamente prima di essere ammessi bisogna superare un esame. Oggi era il giorno dell’esame.
Ci accoglie una signorina che si rivolge ai bambini in mandarino e velocemente gli fa lavare le mani con il disinfettante, gli misura la temperatura, gli guarda la gola con pila, le orecchie, gli fa togliere le calze, gli esamina i piedi e gli mette un bollino arancione sulla maglietta per segnalare che erano a posto.
Terminato il check in la direttrice della scuola arriva allora a prendere i bambini e li fa entrare in una stanza con me presente.
L’esame:
“What’s your name?” – Nessuna risposta
“Do you speak english?” – Nessuna risposta
“Come with me!” – Scappano in 2 diverse direzioni
“What is this?” – In stereo: Leone, Zebra, Elefante
Ok admitted
Domenica si fa la gita. Stamattina siamo quindi andati al Bukit Timah nature reserve per affrontare un periglioso percorso di 1,2 km nel bel mezzo della giungla. Ad accoglierci all’entrata c’erano 3 scimmiette che si aggirano, come gatti selvatici, tra le case adiacenti al parco cercando cibo. Il percorso, una mulattiera asfaltata, per arrivare alla cima del monte Bukit Timah, era estremamente esotico sotto tutti i punti di vista, a partire dal suono assordante, simile a quello della centrifuga di una lavatrice, dovuto alle grida di una certa specie di insetto, che ci ha accompagnato tutto il tempo, per finire con la folla di persone che si allenava camminando spedita su per la ripida salita o scendendo camminando all’indietro. Al ritorno, nonostante avessimo impiegato un’ora abbondante per fare 1,2 km, ho pensato che sarebbe stato piu’ eccitante e avventuroso seguire una piccola deviazione su un sentierino un po piu’ accidentato. Ovviamente ci siamo persi. Alla fine abbiamo battuto ogni record percorrendo 2,4 km in piu di 3 ore, con una temperatura di piu di 30 gradi ed un’umidità del 99%.
Come italiani viziati, non manchiamo mai di stupirci quando ci troviamo a confrontarci con sistemi sanitari diversi dal nostro. Singapore nonostante vanti ospedali di fama mondiale, non fornisce alcuna assistenza ai suoi cittadini. Come in altri paesi, l’offerta assicurativa è vastissima, ma qui non obbligatoria, nemmeno per i servizi di base. Ma la cosa che ci ha sbalordito è che non è assolutamente facile ottenere un’assicurazione. Per averla devi dimostrare di essere assolutamente privo del minimo disturbo, ma chi puo dire di essere perfetto?